Ben due volte come camionisti abbiamo apprezzato i video di Paola De Micheli che ringraziava gli autotrasportatori. Sicuramente al ministro dei Trasporti non sfugge che i tempi di guida e di riposo sono la parte determinate del nostro lavoro. Da sempre la diatriba e il confronto sindacale si basa proprio su questi due parametri. C’è chi vorrebbe allungare i tempi di guida e conseguentemente ridurre quelli di riposo e chi difende il loro mantenimento, nei limiti permessi dal codice della strada e dalle direttive comunitarie di riferimento. Purtroppo, la polemica ha ripreso fiato proprio sotto l’emergenza pandemica del COVID-19, quando Unatras, raggruppamento delle associazioni datoriali, ha preso il coraggio a due mani e, in maniera che potrebbe apparire ai più, tra cui noi camionisti, sciacallesca, ha chiesto di aumentare le ore di guida giornaliere da 9 a 11, quelle settimanali da 56 a 60 e quelle bisettimanali da 90 a 100, riducendo di conseguenza il riposo giornaliero da 11 a 9 ore. La De Micheli, probabilmente sulle ali emozionali della crisi che si stava manifestando, ha manifestato pubblicamente il suo parziale apprezzamento alla proposta, sostenendo di voler modificare le norme, derogando temporaneamente alle disposizione comunitarie, fino al termine della crisi pandemica.
La discussione ha alimentato molte polemiche, che poi sono scemate nel giro di qualche giorno. Ma la tensione è di nuovo riaffiorata quando Il coordinatore ligure di Trasportounito, Giuseppe Tagnocchetti, in un’intervista a The MediTelegraph, ha avanzato l’ipotesi, in vista della Fase 2, di estendere «nell’arco delle 24 ore la raccolta e distribuzione delle merci nei magazzini commerciali cittadini, nelle piattaforme logistiche, nei terminal portuali e interportuali». Lo scopo dichiarato è quello di facilitare la fluidità del traffico cittadino al momento del risveglio post-lockdown.
Non c’è chi non veda che tale proposta, pur non facendo chiaro riferimento ai tempi di guida, miri proprio ad affrontare da un’altra prospettiva lo stesso problema (sarebbe inutile ora spiegare che non serve distribuire il lavoro della distribuzione sulle 24 ore e che sarebbe sufficiente rimodulare gli orari secondo le nuove esigenze, tenendo ben presenti i limiti attuali di un lavoro già oggi riconosciuto come attività usurante). La nostra analisi è condivisa anche dalle tre sigle confederali, secondo cui al centro del dibattito ci sono proprio le conseguenze logiche sui tempi di lavoro e riposo che l’ipotesi lanciata da Tagnocchetti va ad innescare. E la tesi è confermata anche da una nota congiunta delle associazioni datoriali, inusualmente firmata da una sola di esse a nome di tutte, dove insistentemente si chiedono spiegazioni sulle ragioni per cui tali deroghe non possano essere applicate. Maliziosamente potremmo pensare che auspicavano l’inserimento coatto di una norma in deroga in qualche DPCM. A difesa delle proprie posizioni, infatti, le associazioni datoriali sostenevano che la quasi totalità delle aziende dell’autotrasporto ha attivato la cassa integrazione in seguito ad una riduzione delle attività causata dalla diminuzione del traffico del 60%, una situazione resa ancora più drammatica dalle difficoltà che la ripresa del sistema produttivo si troverà ad affrontare nei mesi a venire.
Pur comprendendo il tragico momento economico e industriale, pur dando la nostra disponibilità ad un confronto serio e leale che possa trovare soluzioni per contenere i danni e rilanciare un settore vitale per tutta la nazione, continuiamo a non comprendere la necessità di ridistribuire in un arco temporale di 24 ore il lavoro del trasporto merci. Proprio alla luce dell’attuale situazione organizzativa dell’intera filiera produttiva.
Un conto è cercare soluzioni per affrontare insieme i problemi, un altro è speculare, provando a sfruttare una situazione per abbattere le regole, anziché sfidare le avversità mettendo in campo la propria capacità imprenditoriale.
La FAST-Confsal non potrà mai accettare compromessi, seppure temporanei, che non garantiscano la sicurezza sul lavoro degli autisti. Ed è evidente che dietro certe proposte ci sia il tentativo di destrutturare le garanzie e le tutele minime dei lavoratori stabilite dal Contratto Nazionale di Lavoro, dal regolamento CE 561/06, dal DL 81/2008 nonché dal Codice della Strada.
Per ora la questione è chiusa, ma c’è da scommettere che l’energia con cui si alimenta il tentativo di trovare illegittime scorciatoie non sia ancora sopita. E allora terremo alta la guardia, in attesa del prossimo episodio.