VADEMECUM PENSIONI 2023

Continua il tavolo di trattativa, tuttora aperto, sulla riforma delle pensioni, tra il governo con CONFSAL e CGIL, CISL, UIL  che potrebbe portare, così com’è auspicabile, a una modifica strutturale delle norme d’accesso alla quiescenza e quindi alla legge Fornero, valida per gli anni a venire. Allo stato attuale invece le condizioni d’uscita per l’accesso ai trattamenti pensionistici per l’anno 2023 sono le seguente:

  • pensione di vecchiaia: con 67 anni di età e 20 anni minimo di contributi, sia per le donne che per gli uomini. A differenza di altri parametri di uscita, a quello di vecchiaia non si applica alcuna finestra di differimento. Pertanto l’assegno della pensione decorre dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento del diritto o dalla presentazione della domanda, la conduzione unica è la risoluzione del rapporto di lavoro. Solo in alcuni casi, per chi ha cominciato a versare contributi previdenziali dopo il 1996, spetta la pensione con 71 anni di età e almeno 5 anni di contribuzione.
  • pensione anticipata: in questo caso non è prevista alcuna età minima, ma solo un limite contributivo, che è differente per genere, le donne vanno in quiescenza con 41 anni e 10 mesi, gli uomini con 42 anni e 10 mesi. Con questo parametro d’uscita si sconta una finestra di tre mesi per accedere all’assegno della pensione. In questi tre mesi si può non lavorare, ovviamente senza usufruire di alcun reddito oppure proseguire l’attività lavorativa e poi accedere dal mese successivo all’assegno pensionistico. Questo parametro d’acceso costituisce una opzione, quindi pur raggiungendo i requisiti minimi si può proseguire l’attività lavorativa sino all’età della pensione di vecchiaia.
  • 41 anni di contributi a prescindere dall’età per i lavoratori precoci, quindi per chi abbia almeno 12 mesi di contributi effettivi prima del 19esimo anno di età;
  • resta ancora in essere per il 2023 la possibilità d’uscita per i lavoratori notturni e per chi è impegnato in attività usuranti. I requisiti previsti ovviamente non cambiano.

I parametri d’uscita previsti  per la pensione di vecchiaia e per la pensione anticipata sono bloccati sino al 2026

Con la legge di bilancio presentata dal governo e approvata dal parlamento, è stato istituito il pensionamento con  “Quota 103”, una misura che ha sostituito la precedente. Quota 102 continuerà ad essere applicata per coloro, lavoratori dipendenti e autonomi,  che abbiano maturato un’età anagrafica di almeno 64 anni e 38 anni di contributi,  entro dicembre 2022. Per tale misura d’uscita è prevista “una cosiddetta finestra” che rinvia la messa in quiescenza 6 mesi dopo la maturazione dei requisiti.

Quota 103 approvata in sede di conversione in legge dal parlamento, permette invece  di lasciare il lavoro e accedere alla quiescenza alle lavoratrici e ai lavoratori che abbiano compiuto almeno 62 anni e che abbiano versato minimo 41 anni di contributi. Il calcolo dei trattamenti della pensione avverrà con il sistema contributivo misto.

E’ prevista una finestra d’uscita di 3 mesi per il personale del settore privato e una di 6 mesi per il personale della pubblica amministrazione, per il personale della scuola l’uscita sarà dal 1 settembre, con la decorrenza della pensione.

Il governo ha anche previsto una serie d’incentivi, per coloro che volessero posticipare il pensionamento, pur avendo maturato il diritto alla quiescenza il cosiddetto “bonus Maroni”, che è un incentivo statale (art. 1, commi 286-287 Legge di Bilancio 2023) con il quale viene garantito un aumento dello stipendio netto, per mezzo di una contribuzione pari, per il 2023, al 9,19%.

Nella pratica, dunque, lo stipendio aumenta poiché quanto dovrebbe essere versato all’ente di previdenza come contributo pensionistico va invece direttamente in busta paga. Inoltre, su quota 103, ci sono dei rilievi posti dal servizio bilancio di Camera e Senato che potrebbero determinare la necessità di risorse aggiuntive.

Questa forma d’incentivazione, bonus Maroni, persegue l’obiettivo di spingere le lavoratrici e i lavoratori a continuare l’attività lavorativa pur avendone i requisiti, al fine da limitare il più possibile la platea di chi anticipa l’uscita dal mercato del lavoro e ridurre così la spesa delle pensioni. Il riconoscimento della misura non è automatico, ma è il lavoratore che deciderà, nei termini e nei modi che saranno definiti, di usufruirne o meno. Questo nuovo modo di accesso alla quiescenza varrà solo per il 2023, poiché per il 2024 la maggioranza di governo, si è proposta di modificare strutturalmente l’attuale legge Fornero.

In ragione della scarsità delle risorse economiche disponibili e al fine di contenere nel novero dei circa 40.000 tra lavoratrici e lavoratori che potranno usufruire di quota 103, il governo ha posto anche il vincolo sull’importo massimo della pensione liquidata che non potrà superare il limite di 5 volte l’assegno minimo INPS, € 2.625,00, in ragione di quanto è stato modificato l’assegno minimo INPS, fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Questo vincolo impedirà sicuramente alla classe medica, per le loro pensioni sicuramente superiori al limite di 5 volte l’assegno minimo INPS, di accedere alla quota 103. Saranno esclusi da questa possibilità di accedere alla quiescenza ovviamente anche le lavoratrici e i lavoratori collocati nei parametri più alti dei rispettivi CCNL

Opzione donna, nuovi requisiti 2023

Opzione donna introdotta per la prima volta con la legge 234/2004, prorogata più volte, ha permesso alle lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e 35 anni di contributi e alle lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 anni di contributi di accedere ai trattamenti pensionistici in anticipo sulle norme previste, pur in presenza di decurtazioni congrue sull’entità economica delle pensioni, atteso che con l’opzione donna gli assegni pensionistici vengono calcolati interamente con il sistema contributivo.

Anche per il 2023 il governo ha previsto di estendere questa possibilità di pensionamento per le donne, pur stabilendo nuove limitazioni per le uscite: l’età viene innalzata da 58 a 60 anni per le donne senza figli, mentre per le donne con un figlio l’età scende a 59 anni di età, con due o più figli l’età prevista sarà 58 anni. Resta inalterato il limite contributivo di 35. Per questa tipologia d’uscita oltre ai limiti di età e di contributi, al fine di ridurne drasticamente il numero di coloro che possono usufruirne, è stato  previsto che coloro che vogliono accedere abbiano anche uno dei seguenti requisiti:

  • caregiver: che assistano da almeno 6 mesi parenti con handicap di gravità 2;
  • invalidità civile non inferiore al 74%;
  • lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in caso di crisi certificata. In questo caso si applica il requisito anagrafico di 58 anni.

Resta in ogni caso l’applicazione del sistema di calcolo contributivo intero per questi trattamenti pensionistici, che comporta perdite del 20/30% sull’entità economica delle pensioni calcolate invece con il sistema intero/misto.

E’ proponimento del governo di rendere più agevole questo tipo di uscita con una disposizione di legge nel corso del 2023.

Ape sociale sino al 31/dicembre/2023

Si tratta di una sorte di assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia erogato in favore di categorie sociali più deboli, a partire dei 63 anni di età e in possesso di almeno 30 anni di contribuzione, per questa tipologia di lavoratrici/lavoratori:

  • lavoratrici/lavoratori che hanno esaurito la disoccupazione indennizzata;

  • invalidi con almeno il 74% d’invalidità riconosciuta;

  • caregivers;

  • lavoratrici/lavoratori addetti alle cosiddette mansioni gravosi però con minimo 36 di contributi, ridotti a 32 per alcune particolari categorie di lavoratori: operai edili, ceramisti.

Pensioni più alte per chi accederà alla quiescenza nel 2023/2024

      Le morti dovute al Covid, hanno determinato una riduzione delle attese di vita, per conseguenza i valori dei coefficienti di trasformazione hanno risentito dell’aumento della mortalità dovuta alla pandemia.

      I coefficienti di trasformazione del montante contributivo accantonato, applicati nei bienni 2023/2024 saranno pertanto più favorevoli di quelli applicati nel 2021/2022, ciò determinerà un assegno pensionistico più elevato rispetto di chi ha avuto accesso alla pensione nei due anni precedenti, ovviamente a parità di età e di contribuzione.

      I coefficienti di trasformazione sono i parametri che concorrono alla determinazione del calcolo della pensione con il metodo contributivo. Con questi valori il montante contributivo accantonato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa è trasformato nella pensione annua.

Categoria: Attualità

Tags:

Article by: Agostino Apadula