In Italia, l’infrastruttura ferroviaria è gestita da diverse entità, tra cui Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e varie società regionali. Nonostante gli sforzi per unificare la gestione sotto RFI, molte linee ferroviarie rimangono ancora in concessione regionale, con conseguenze significative sulla qualità del servizio e sulla sicurezza.
Le linee ferroviarie non ancora integrate sotto la gestione di RFI includono diverse reti gestite da Ferrovie Emilia-Romagna (FER), come le linee Parma-Suzzara, Suzzara-Ferrara e Bologna-Portomaggiore. Anche Ferrovie Nord Milano (FNM) gestisce linee importanti come Milano-Saronno e Saronno-Como mentre Ferrovie del Sud Est (FSE) è responsabile della Bari-Martina Franca-Taranto. Altre linee in concessione, come la Circumvesuviana gestita da EAV e la Circumetnea sotto la supervisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, restano fuori dalla rete unificata di RFI.
Questa gestione frammentata porta a diverse criticità. Innanzitutto, le linee gestite a livello regionale, disponendo di risorse finanziarie limitate, effettuano una manutenzione insufficiente delle infrastrutture ferroviarie. Questo porta a una maggiore frequenza di guasti e ritardi, compromettendo la sicurezza dei passeggeri e riducendo l’affidabilità del servizio.
Consideriamo che già in passato si era stabilito che l’introduzione di tecnologie più avanzate, secondo gli standard europei e l’impulso all’installazione delle tecnologie di sicurezza sulle reti regionali rientrasse tra le priorità politiche e bisognava rendere compatibili i livelli tecnologici delle reti regionali con quelli della rete nazionale (art 27 comma 4 Dlgs n.162 del 2007).
Dopo la collisione fra treni del 12.07.2016 tra le stazioni di Andria e Corato, sulla linea Bari-Barletta di Ferrotranviaria, fu emanato il decreto 5/08/2016 che sanciva che l’Ansf avrebbe svolto i compiti e le funzioni previste sulle altre reti e le funzioni già attribuite (Dlgs 15/07/2015 n.112) alle Regioni di programmazione e controllo. Il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture già nel 2016, con un decreto legge del mese di agosto, ha pianificato una serie d’interventi di cui purtroppo, nonostante fossero stati anche stanziati i finanziamenti, non conosciamo lo stato di avanzamento. Non sappiamo se quanto programmato sia stato effettuato o se, invece, è rimasto sulla carta e quale sia la reale funzionalità degli apparati di sicurezza. Non vorremmo che, anche a fronte di una serie di disposizioni legislative e regolamentari, si prosegua da allora ancora con le “azioni mitigative” che, di fatto, lasciano l’uomo quale vero “strumento”, al posto della tecnologia, per garantire la sicurezza dell’esercizio ferroviario.
Cionondimeno, ancora oggi esistono notevoli disparità regionali nella qualità del servizio ferroviario. Le regioni del Sud Italia, in particolare, affrontano maggiori difficoltà rispetto a quelle del Nord. Le linee ferroviarie meridionali ricevono meno investimenti, hanno treni più vecchi, infrastrutture più deboli e servizi meno frequenti. Questa disparità crea un’ineguaglianza nell’accesso ai trasporti e alla loro efficienza, penalizzando ulteriormente le regioni economicamente svantaggiate e aggravando le disparità economiche e sociali del Paese.
Un altro significativo problema è rappresentato dai ritardi negli investimenti. La mancanza di unificazione sotto RFI li ha ritardati, ostacolando la modernizzazione e il buon mantenimento dell’infrastruttura ferroviaria. L’integrazione delle linee regionali sotto una gestione unica permetterebbe una pianificazione più efficace e coordinata degli investimenti, garantendo che tutte le parti della rete ricevano l’attenzione e le risorse necessarie. Tuttavia, la lentezza del processo d’integrazione ha portato a un quadro frammentato in cui le decisioni sugli investimenti sono spesso ritardate o mancano di una visione strategica unificata. Questo ritardo si traduce in opportunità perse per migliorare il servizio e la sicurezza della rete ferroviaria italiana.
Nonostante la normativa europea e italiana, come il Decreto Legislativo 14 maggio 2019, n. 57, che recepisce la Direttiva (UE) 2016/797 e impone una gestione uniforme dell’infrastruttura ferroviaria nazionale per garantire sicurezza ed efficienza, molte linee regionali continuano a essere gestite in base a contratti di servizio con le regioni. Questa situazione solleva preoccupazioni sulla conformità e sull’adeguatezza delle infrastrutture.
In conclusione, è imperativo che il governo italiano acceleri il processo d’integrazione delle linee ferroviarie regionali sotto la gestione di RFI. Solo attraverso una gestione centralizzata e uniforme sarà possibile garantire la sicurezza, l’efficienza e la qualità del servizio ferroviario in tutto il Paese.
La lentezza di questi adeguamenti non è solo una questione burocratica ma un ostacolo reale al progresso e alla modernizzazione del sistema ferroviario italiano. Spesso, le lungaggini sono dovute a scelte di opportunità politica locale e particolare, a scapito dell’intera comunità regionale e nazionale. Pertanto, è essenziale superare le divisioni regionali e abbracciare una gestione ferroviaria centralizzata e moderna per il bene del Paese.