Ah, come non evocare lo spirito dell’antica Roma quando i tempi moderni ci offrono spunti di riflessione degni della più acuta satira? Mi sembra di rivedere i fasti imperiali, ma con una vena di tragicomico. Immaginiamoci l’intera penisola come un’enorme carovana che, invece di trionfare sugli dei e sui mari, rimane impantanata tra i binari di un’opera incompiuta, una tela che Penelope stessa avrebbe abbandonato con fastidio, stanca di aspettare un futuro che non arriva mai.
E intanto, mentre i treni arrancano, bloccati da un guasto fatale, e i poveri pendolari fanno la fila non al foro, ma al monitor che lampeggia ritardi e cancellazioni, i nostri illustri condottieri del trasporto ferroviario, manager dal mantello di seta e dalla mano che stringe solo amici e sodali, si dilettano in ben altre imprese. Non li troverete certo a risolvere guasti, oh no! Essi cavalcano le loro motociclette come moderni centurioni, scorrazzando per le colline e i borghi, fermandosi a banchettare come se fosse il convivium più sfrenato dei tempi di Trimalcione. Ah, che vita!
Invece di affrontare con spada e scudo i problemi delle rotaie, preferiscono addentare le succulente carni di un banchetto che si prolunga ben oltre i limiti della decenza, come fosse la sagra dell’amicizia tra pari. E guai a chi si lamenta: i ritardi dei treni, cari cittadini, sono solo una piccola parentesi di noia in confronto alla gloriosa avventura di questi eroi delle strade, dei centauri urbani che, come moderni Dioniso, si deliziano di fasti e moto, brindando alle fatiche mai compiute.
E mentre loro festeggiano con il capo chino sulla tavola imbandita, i mortali comuni rimangono bloccati sui binari, sospirando verso un futuro che sembra distante quanto un nuovo impero. Ma pazienza! Che cosa sono due ore di ritardo di fronte alla magnificenza di un pranzo tra amici? Ché l’importante, in fondo, è stringere alleanze… non con la puntualità, bensì con la buona tavola e le avventure su due ruote.