L’incidente ferroviario al Triplo Bivio Seveso, avvenuto il 12 settembre nel nodo di Milano, ha riaperto il dibattito sulla sicurezza e la gestione delle infrastrutture ferroviarie. Due treni merci sono entrati in collisione, causando la caduta di un container sui binari, successivamente investito da un treno regionale. Solo grazie alla prontezza del macchinista, le conseguenze sono state limitate. Tuttavia, l’evento ha evidenziato la fragilità di un sistema che, in una zona strategica come Milano, rischia di compromettere la mobilità tra nord e sud Italia.
Esprimiamo auguri di pronta guarigione a tutte le persone coinvolte, in particolare ai macchinisti che hanno vissuto l’incidente in prima persona. Grazie alla loro professionalità, possiamo raccontare l’episodio con maggiore serenità, poiché in altri casi le conseguenze sono state ben più gravi.
La dinamica dell’incidente è stata raccontata in vari modi e documentata con l’uso di droni, ma sarà compito delle Commissioni di inchiesta stabilire le responsabilità. Non ora, ma sarebbe anche il momento di verificare chi fa le riprese dei droni in situazioni critiche e se sono autorizzati a farle, anche se in questo caso aiutano a comprendere meglio le dinamiche. Da osservatori attenti dell’organizzazione ferroviaria, vediamo un ripetersi di eventi simili che sembrano ricondursi tutti a problemi impiantistici. Ricordo, ad esempio, lo svio di Livraga nel febbraio 2020, il tamponamento tra un treno e un locomotore a Firenze Rifredi nell’aprile 2023, e questo ultimo incidente a Milano nel settembre 2024.
In questo contesto, emerge una riflessione sul ruolo dell’ANSFISA. Dopo quattro anni da questi eventi, cosa ha realizzato effettivamente? Le azioni messe in atto hanno prodotto benefici a breve, medio o lungo termine? Se facessimo un’analisi costi-benefici, quale sarebbe il risultato?
In un’epoca di deregolamentazione, specialmente da parte delle Imprese Ferroviarie, l’organo regolatore, che dovrebbe impedire il sovraccarico del sistema, ha funzionato come dovrebbe, oppure è necessario un cambiamento o una riprogettazione?
Nel contesto tecnologico attuale, si tende a sostituire l’uomo con la tecnologia quando non si trovano soluzioni, ma la responsabilità ultima ricade sempre sul lavoratore. Abbiamo visto le solite analisi del rischio e raccomandazioni da parte di ANSFISA, ma i risultati quali sono? Sembrano più atti burocratici che veri interventi sul campo, dove si affrontano le problematiche quotidiane della circolazione ferroviaria.
Come garanti dei lavoratori, vorremmo avere un futuro in cui si agisca con determinazione, come fece Giulio Cesare, e non con indifferenza, come fece Ponzio Pilato.