TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: SCIOPERO E STRUMENTALIZZAZIONI

Ieri 8 novembre 2024 in Italia i lavoratori del trasporto pubblico locale hanno scioperato facendo infuriare l’opinione pubblica.

Per precisione hanno scioperato quelli nelle cui aziende si applica CCNL degli “autoferrotranvieri e internavigatori”.

Non hanno scioperato, invece, i ferrovieri del trasporto pubblico locale perché a loro si applica un altro CCNL, quello delle “attività ferroviarie”. Già questa è un’anomalia che si tentò di sanare un po’ di anni fa, con un percorso di progressivo avvicinamento delle condizioni contrattuali tra le due realtà, ma poi le cose sono rimaste come stavano, e forse oggi è anche peggio di allora.

Gli autoferrotranvieri hanno scioperato perché il loro CCNL è scaduto da tempo e ne chiedono il rinnovo. Hanno scioperato anche perché sono stanchi di essere bersaglio di aggressioni e violenze quotidiane. Hanno scioperato, infine, contro il taglio di risorse al Fondo nazionale del settore. Punto. Non c’entrano né il caviale e né l’olio di ricino.

Se il Ministro dei Trasporti Salvini fosse stato nel suo ufficio romano di Porta Pia e non altrove avrebbe visto, affacciandosi dalla finestra, che sotto c’erano le bandiere di tutti i sindacati firmatari di quel contratto. Persino quelle dell’UGL. Non c’erano solo Cgil e Uil. Ora, a meno che l’UGL non sia diventata collaterale a Landini, cosa che non mi pare, la strumentalizzazione di questo sciopero è palese. Strumentalizzato molto dalla CGIL, senza dimenticare la UIL, che con la CGIL ha proclamato uno sciopero generale previsto per il 29 novembre prossimo e a cui la “piazza” piena e l’adesione altissima fa gioco.

Ovviamente anche la politica, di governo e di minoranza, si è tuffata a pesce nella polemica, strumentalizzando a gogo. Quello di ieri, però, è stato solo uno sciopero per un rinnovo contrattuale e per il sostegno a un settore che, colpevolmente, da troppo tempo non viene sostenuto.

Personalmente, ho avuto occasione di gestirne ben sette di questi scioperi nazionali del settore prima che, dopo cinque anni dalla scadenza, finalmente lo si risucisse a rinnovare. Allora come oggi avrei voluto che con i media si riuscisse a parlare del merito, a iniziare dal problema delle risorse economiche per sostenere un servizio che è pubblico, dove le tariffe restano bloccate per forza di cose.

Parlare della forte difficoltà ormai a trovare giovani disposti a farlo, questo lavoro; visto che la casa, grazie al fenomeno degli affitti brevi, è diventata un lusso in qualunque città del centro nord dove non si trasferisce più nessuno dal sud. Del perché, a parità di mansione svolta nel ferroviario, i trattamenti salariali e le condizioni di svolgimento della prestazione lavorativa siano ancora così iniquamente diverse tra “tranvieri” e “ferrovieri”.

Avrei voluto che si parlasse di come fare a tenere in piedi strutturalmente un settore dandogli un’impronta industriale, pur assicurando la continuità di pubblico servizio, magari lavorando su incentivi alle aggregazioni tra imprese, che sono troppe e troppo piccole. Di come migliorare la velocità commerciale e la qualità del servizio nelle città soffocate dalla congestione del traffico stradale.

Di come far sì che la gestione delle aziende non sia in mano agli assessori di turno, ma a un management vero. Invece no: “caviale”, “olio di ricino” e “rivolta sociale” hanno fagocitato tutta la vertenza sindacale. Con lo sciopero di ieri non c’entra nulla ‘sta roba.

E qui, lasciatemelo dire, qualcuno, che non sia di stanza a Corso d’Italia, dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non si proclama uno sciopero di questa portata alzando la palla a uno sciopero generale imminente, a cui non parteciperà la tua Confederazione.

Soprattutto, visto che la legge sullo sciopero te lo consente una volta sola a vertenza, non usi adesso l’arma atomica della mancanza delle fasce di garanzia.

Questo è un autogol clamoroso, che ha portato danni a una categoria incolpevole, che non solo non avrà il contratto a breve, ma alla quale, già lo immagino, la Commissione di Garanzia per la legge nei servizi pubblici essenziali, sull’onda della protesta delle persone, non mancherà di propinare qualcosa per inasprire ulteriormente le norme su quello che è un diritto già molto compresso e compromesso.

In un mondo normale si dovrebbe aprire una discussione seria e ragionare su questo errore, tattico e politico.

Già … in un mondo normale.

Categoria: Diario Sindacale

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