Lavoro e diritto alla disconnessione. Stress a portata di telefono

Alzi la mano chi fra i nostri lettori negli ultimi giorni non ha guardato lo schermo del proprio smartphone e sbuffando ha letto “303”, “distribuzione”, “programmazione” e non pago, tante volte si è visto chiamate reiterate arrivando al messaggio su Whatsapp.

Soprattutto dopo il periodo Covid si è iniziato a parlare e discutere a gran voce del cosiddetto “diritto alla disconnessione” che è arrivato anche al Senato con il disegno di legge 6 novembre 2024 numero 1290. “disposizioni in materia di diritto alla disconnessione nei rapporti di lavoro”. L’obiettivo di tale disegno di legge è quello di normare le comunicazioni (includendo telefono, messaggistica istantanea, mail o piattaforme) tra datore di lavoro e dipendente ponendo paletti ben precisi al fine di evitare l’insorgenza di sindromi derivanti dallo stress lavorativo (burn out) disponendo al tempo stesso sanzioni amministrative da irrogare al datore di lavoro in caso di mancato rispetto di quanto previsto (con importi da 500 a 3000€ per ogni lavoratore interessato).

Nel nostro ambito lavorativo possiamo fare la nostra parte limitando le comunicazioni al solo telefono e tablet aziendale che avremo cura di riporre nei luoghi appositamente predisposti dall’azienda per poi ritirarli una volta ripreso il servizio.

In altri ambiti lavorativi quando il lavoratore viene contattato dall’azienda durante il proprio riposo gli viene riconosciuta un’indennità economica per ogni telefonata ricevuta per dissuadere le aziende a interrompere il riposo del personale. In tal modo si limiterebbero anche per gli equipaggi le tante telefonate spronando magari l’azienda ad assumere più persone.

Inoltre non sono rari, purtroppo, i casi in cui il personale mobile in posizione di disponibilità per il giorno seguente (o peggio ancora dopo un riposo e intervallo) non riceva il servizio prima del termine del turno precedente generando quindi un clima di incertezza nell’attesa che arrivi la chiamata che puntualmente viene ricevuta una volta avvedutisi della mancanza cercando di porre rimedio, ma da quando si termina il servizio 58 ore scorrono velocemente e resta importante non confondere la “disponibilità” con la “reperibilità”, cosa che ha portato ad abbassare il livello qualitativo del proprio tempo di vita appesantendo il clima dell’ambiente di lavoro.

Al tempo stesso scorrono veloci le nostre ore di “libertà” e i momenti con le persone a noi care che non meritano di certo di essere sacrificati perché certi momenti sono e saranno sempre unici così come la nostra salute.

Categoria: Attualità

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Article by: Redazione