Dalla Freccia del sud al Frecciarossa, molto è cambiato negli spostamenti tra nord e sud del Belpaese.
Da Milano a Reggio Calabria, un tempo, s’impiegavano da quindici a venti ore e gli unici treni viaggiavano di notte.
Dopo il completamento dell’Alta Velocità fino a Salerno, si è potuto accorciare il tempo di viaggio e da qualche anno ci sono i Frecciarossa che fanno direttamente Milano – Reggio Calabria senza cambi. Da Salerno in giù, come dicevamo, percorrono la linea tradizionale ma almeno, non bisogna cambiare.
Ancora per poco, perché il governo ha promesso che farà l’Alta Velocità anche al sud.
E noi ci crediamo, anzichenò.
Ma non è di questo che vogliamo parlare quindi torniamo al Frecciarossa Milano – Reggio Calabria.
Il “Frecciandujia”, lo chiama simpaticamente qualcuno, in qualche modo esaltandone la calabresità, ma è l’unica cosa che fa sorridere.
Il resto è uno strazio poiché i quattro o cinque treni al giorno sono effettuati con i materiali più sgarrupati possibile. Giallofisso li conosce bene e potrebbe fare un elenco interminabile: toilette chiuse già dalla partenza, sedili sfondati e spesso lerci, tendine parasole incagliate; prese di corrente che non funzionano, Wi-Fi inesistente.
Questa rubrica non ha le competenze per proporre delle analisi socio politiche, ma non sembriamo i soliti piagnoni se, a bassa voce, diciamo che per Trenitalia il sud è ancora la frontiera, vero?
“C’è la grandine, le frane, la siccità, la malaria e c’è lo Stato”.
E c’è Trenitalia, direbbe un Carlo Levi redivivo cercando di andare in bagno, da Eboli in giù.