Uno dei pochi casi in cui il titolo è persino meglio della canzone stessa (che è bellissima, beninteso, sia nel testo, sia nella musica). Lo prendiamo in prestito, come spesso facciamo quando vogliamo farci aiutare da quelli bravi a spiegare un pensiero. Perché c’è un motivo, c’è sempre un motivo se autori di canzoni, scrittori, poeti sanno spiegare le cose, i punti di vista.
Quindi grazie, Umberto Tozzi. E procediamo.
Già, siamo noi, gli altri.
Siamo noi quando la vita ci mette di fronte a scelte che coinvolgono altre persone, quando dobbiamo decidere se rinunciare al meglio per noi, accontentandoci del bene, se un po’ di questo bene può essere partecipato ad altri.
Accade in queste settimane che si stia tentando di rinnovare il Contratto Nazionale delle Attività Ferroviarie che coinvolge un vasto numero di lavoratori, tra ferrovieri e lavoratori degli Appalti Ferroviari.
La bozza di contratto riconosce un aumento economico per tutti, con qualche ulteriore miglioria per alcuni, come l’aumento di valore del ticket pasto per il settore appalti e qualche sacrificio normativo per il personale mobile. Per il personale mobile c’è anche, serve dirlo, un miglioramento sulla certezza e sulla durata del riposo. Ma ci sono, è innegabile, anche i sacrifici. Ulteriori sacrifici soprattutto per i macchinisti che, è onesto dirlo, negli ultimi anni hanno concesso tanto dal punto di vista della normativa e si pensi, ad esempio, all’Agente Solo.
Sono arrabbiati, i colleghi del mobile. Intimano ai loro sindacati di ritirare la firma dalla bozza di contratto minacciando disdette, in caso contrario. A soffiare sul fuoco ci sono assemblee e movimenti più o meno autonominatisi difensori del bene del mondo. Voci il più delle volte di protesta ma, a nostro parere, carenti nella proposta. Con questo non intendiamo, sia chiaro, che i colleghi del personale mobile non sappiano distinguere cosa sia bene o male ma, si sa, di qualcuno che ti dice che hai ragione ti fidi più facilmente.
I sindacati – soprattutto un paio – sono perplessi.
Non possono e non vogliono siglare un contratto con la disapprovazione netta del personale mobile, quindi stanno tentando di spiegare, mediare.
Capitreno e soprattutto macchinisti sono la spina dorsale delle imprese ferroviarie, sarebbe stolto negarlo. Danno tanto in termini di professionalità, dedizione al servizio e sacrificio puro, considerata la natura delle loro turnazioni: mai un giorno uguale a quello prima.
Proprio in ragione di questo sono giustamente pagati meglio.
E poi, lo dicevamo nell’incipit, ci sono gli altri. Quelli dallo stipendio dignitoso e fisso.
Anche loro – seppure, lo ribadiamo, con le dovute differenze – danno tanto al servizio e alle imprese. Sono ugualmente bravi.
E ci sono quei duecento euro scarsi che, si comprenda, sui loro stipendi incidono percentualmente di più che su quelli di macchinisti e capitreno.
Quindi? Quindi si aspetta.
Perché noi siamo gli altri. Ma per qualcuno gli altri non siamo noi.